I due principali antagonisti che si fronteggiarono durante la Battaglia di Normandia erano il generale Dwight Eisenhower, comandante supremo del corpo di spedizione Alleato (Supreme Commander Allied Expeditionary Force) e il generale Erwin Rommel, comandante in campo del settore e responsabile della edificazione del Vallo Atlantico.
Eisenhower si era diplomato a West Point nel 1915. Non aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, passata ad istruire le reclute negli Stati Uniti. Rommel, al contrario, l’aveva vissuta con intensità sul fronte italiano e francese, guadagnandosi alte onoreficienze per il coraggio e le capacità dimostrate.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Rommel conquistò un notevole prestigio come comandante di forze corazzate in Francia nel 1940 e poi come comandante in capo del contingente tedesco in Nord Africa, noto come Afrika Korps, fino al 1942.
In questo teatro ottenne importanti successi contro gli Alleati, tanto da venire soprannominato “Volpe del deserto”. Numerose e gravi sconfitte, dovute all’enorme disparità di forze in campo, determinarono la capitolazione delle forze dell’Asse in Nord Africa e l’abbandono definitivo del teatro di guerra.
Eisenhower giunse in Nord Africa nel 1942, come comandante in capo delle forze Alleate in quel teatro.
Rommel era un veterano, mentre Eisenhower non aveva mai partecipato ad un combattimento. Le conseguenze ed implicazioni di questa differenza sono forse meno ovvie di quanto sembri.
All’alba del D-Day Rommel era un generale amareggiato, senza fiducia alcuna verso l’intera struttura di comando tedesca e animato da un profondo disprezzo per il proprio comandante in capo, Adolf Hitler. L’esperienza di veterano lo portava anche ad essere troppo prudente e titubante in alcune situazioni. Tutti questi elementi possono forse spiegare come un comandante di forze corazzate non abbia cercato di ostacolare la volontà di Hitler di edificare enormi difese fisse, bunkers e trincee, intraprendendo una campagna di guerra difensiva e non basata piuttosto sulla mobilità.
Anche se non si era opposto all’ascesa al potere di Hitler ed apprezzava il percorso politico e militare che riportava la Germania allo status di potenza mondiale, Rommel non era un nazista e la sua ascesa è sempre stata motivata dal merito.
Riteneva di combattere per il proprio paese e come molti altri comandanti tedeschi aveva maturato nel corso degli anni la convinzione che le scelte di Hitler stessero portando il paese verso la rovina. La sconfitta del D-Day aumentò ancora di più la sua inquietudine e partecipò alla congiura contro Hitler del 20 luglio 1944. In seguito al fallimento dell’attentato, Hitler costrinse Rommel a suicidarsi.
Eisenhower aveva piena fiducia nella struttura di comando Alleata e nelle istituzioni del proprio paese. Era un ottimista e diffondeva una visione dei fatti, anche in momenti di crisi, sempre costruttiva e positiva. Si era guadagnato la stima ed il rispetto dei subordinati dello stato maggiore e della truppa in generale, nonostante non avesse esperienza di combattimento. Era un ottimo leader e diplomatico.
Era conscio di avere intrapreso una lotta che non riguardava solo due schieramenti militari, ma due diverse visioni della vita e del mondo.
Eisenhower divenne Presidente degli Stati Uniti nel 1953 e governò il paese per due mandati consecutivi fino al 1961.